Ciao Roberto magico guerriero

Come si fa ad affrontare un argomento così delicato, come può essere la morte di una persona cara? Nel mio articolo dì aprile avevo parlato, riguardo l’affezionarsi ad una persona, che può essere un’arma a doppio taglio, perché sono poche le strade che restano immutate, mentre i cambiamenti sono all'ordìne dei giorno.
Con Roberto nessun cambiamento, con Roberto nessun’arma a doppio taglio, con te la strada è rimasta sempre la stessa, gli anni sono scivolati via eppure tutto è rimasto immutato. Parlare dì te Roberto, vuol dire, ripercorrere buona parte della mia vita in curva, che ho diviso con te e con tutti gli altri della Vecchia Guardia, e quando dico Vecchia lo è sul serio.
Con te ed insieme a tanti altri ragazzotti, abbiamo vissuto dei campionati intensi ad irripetibili e si sono divisi veramente dolori e gioie. Un mondo nuovo, quello Ultras, che ci vedeva crescere a base di panini con la mortadella, divisi e mangiati fra tutti, dove siamo andati avanti senza troppi grilli per la testa ma soltanto con la Roma come eterna fede, dove non abbiamo mai fatto problemi per le condizioni sociali, ma dove tutti venivano accolti a braccia aperte. La foto che accompagna questo articolo vuole essere un piccolo ma doveroso omaggio alla tua persona, risale al campionato 1977-78 e si riferisce alla partita Roma-Foggia, giocata allo stadio Olimpico (quello originale…) il 25 Sett. 1977.
Ricordo che te la scattai insieme agli altri amici appena entrammo in curva Sud, era quello un periodo di particolare euforia, con il giovane Commando che raccoglieva sempre più consensi e che vedeva noi tutti carichi di entusiasmo e di voglia di fare. Vorrei che questa foto servisse a riaprire la memoria a chi era presente in quei momenti, e sarebbe positivo che ai giovani d’oggi, a quelli che credono di essere già vissutì in Sud solo perché sono presenti da qualche campionato, servisse per capire che se loro oggi si sentono grandi e protetti dietro il nome Cucs (registrato o vecchio che sia), un pochino di merito va anche a te, caro Roberto. Ed è stato proprio in occasione del tuo funerale, che ho capito quanti giusti fossero questi miei desideri.
Infatti mentre, ancora incredulo, cercavo di organizzare un gruppo di ragazzi per essere presenti, una giovane leva mi ha risposto che in pratica lui non sapeva chi fossi.
Una risposta in fondo giustificata, ma che ha meritato una mia calma e decisa spiegazione: “Va bene, tu non lo conosci, ma Roberto è stato importante per la curva, è stato importante per il Cucs, è stato un amico e questo può bastare”.
A queste scarne parole ho visto il suo sguardo abbassarsi e la sua risposta è stato un tacito silenzio.
Non so come continuare, per la prima volta mi trovo in difficoltà, vorrei scrivere come un fiume in piena, irruento e travolgente come la storia della Sud che ti ha visto protagonista, ed invece mi trovo a rivedere immagini lontane nel tempo e contemporaneamente a pensare: “Come faccio a raccontare a voi che ci seguite tutto ciò che si è fatto insieme in tanti anni?”.
Possono bastare due pagine oppure questo breve riassunto non rendere neanche la più pallida idea?
Ecco cosa mi disturba, parlare di te e non poterlo fare come invece meriti, il condensare in poché righe quella famosa stanza di ricoordi che ognuno di noi si porta dentro.
Già, i nostri ricordi, questo bagaglio inesauribile di sensazioni che ti permettono di isolarti tra la gente per pensare e ricordare, lontani dal frastuono e dalla mediocrità di un mondo nel quale non ci ritroviamo più.
Roberto, tu in quella stanza di ricordi non sei un fantasma che si aggira spaesato e senza pace, ma una presenza viva che emana luce e calore, che ci fa dono di insegnamentì ai quali nessuno dovrebbe rinunciare. Ed infaiti io e tutti quelli che hanno avuto modo di conoscerti (e ti sono rimasti amici) credo non rinunceremo, ed anche per questo preferiamo ricordarti così come ti si vede nella foto, una cascata di riccioli biondi su un viso sicuro, che sa ciò che vuole.
E la domenica quando ci troveremo tutti insieme in curva, a cantare e gioire per ciò che ci ha visto impegnarci così a lungo, sarai al nostro fianco come ai bei tempi.
Sarai in mezzo al gruppo con la tua camicia turchese e gli straccali, spalle al campo e inciterai i giovani a sostenere la squadra del cuore, ed al gol di Musiello ci ritroveremo abbracciati, gioiosi in quell’attimo fuggente di felicità, l’unico in grado di pagare il nostro amore di tifosi.
Sei in curva con noi Roberto, perché... un magico guerriero non muore mai.

Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs

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